“𝗡𝗼𝗶 𝗦𝗶𝗮𝗺𝗼”

Con il regio decreto 577 del 1928, vennero istituite le “classi differenziali”, destinate ad accogliere: “soggetti con anomalie o anormalità somato-psichiche”; quelle che oggi più comunemente chiamiamo disabilità.
In una Società che cresceva Balilla e Giovani Italiane, educati al culto della perfezione, non c’era posto per gli “imperfetti”. Ovvio che pare nulla, se si pensa che a Sparta (qualche millennio prima), sul monte Taigeto, si consumavano cose molto più atroci; forse sarà per questo che ancora oggi qualcuno nostalgicamente sostiene che: “𝘪𝘭 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘩𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘦”.
Le classi differenziali, ponevano fanciulli e adolescenti con disabilità (non importava il tipo), insieme, tra i propri simili, “differenziati” e distanti dagli altri.
Non ho mai capito la vera ragione dell’aggettivo “differenziale” forse perché “discriminale” suonava male e sarebbe stato un neologismo difficilmente comprensibile.
Fu grazie alla caparbietà della Senatrice Franca Falcucci, che dopo un impegnativo iter parlamentare, nel 1977, si arrivò alla abolizione di questo osceno e ghettizzante dispositivo di legge, introducendo non solo ciò che divenne poi l’Insegnante di sostegno, ma consentendo l’avvio di una cultura dell’inclusione e dell’integrazione.
Un dispositivo capace di valorizzare le potenzialità individuali di ogni Alunno, in un contesto capace di far superare la inevitabile e ben conosciuta condizione di emarginazione alla quale sarebbero stati relegati.
Un passaggio importante, che ebbe la sua massima espressione di valore civico, nella più recente e conosciuta legge 104 del 1992.
A noi tutti oggi, il dovere di mantenere alto quel senso Civico, ricordando che: “𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘵𝘪, 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢, 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘦𝘻𝘻𝘢 𝘦̀ 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢”. Dote che è presente in ogni individuo e che ha il diritto di essere aiutata e sostenuta, attraverso il contributo di tutti, affinché possa emergere.
Il superamento del concetto di handicap, passa dalla comprensione del suo reale significato: “svantaggio”.
Svantaggio che solitamente la cultura dominante spesso ancora oggi, scarica addosso al disabile come fosse una sua colpa, omettendo con ipocrita arte, la propria incapacità di rimuovere le barriere mentali, fisiche e sociali, funzionali invece per mantenere “differenziali” distanze, creando più o meno consapevolmente, figli di un Dio minore.
Riconquistare quel senso di solidarietà, abbattendo queste barriere, rende la Società più giusta e le persone migliori.
Ripartiamo dai Bambini, facciamolo insieme a loro e la qualità del risultato sarà superiore e visibilmente apprezzabile. Come?
Educandoci a inserire nelle coniugazioni, qualche “Noi”, in sostituzione di qualche “Io” di troppo.
Questa vignetta ne è un simbolo: “𝗻𝗼𝗶 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼”.
𝗜𝗻 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝗶: 𝘤𝘰𝘯𝘪𝘶𝘨𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪

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