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“…In seguito, paragona la nostra natura, per ciò che
riguarda educazione e mancanza di educazione, a un'immagine come questa. Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l'entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta
la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d'un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere costruito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini. (…) Se quei prigionieri potessero conversare tra loro, non credi che penserebbero di chiamare oggetti
reali le loro visioni? Per forza. E se la prigione avesse pure un' eco dalla parete di fronte?
(...)Ammetti che capitasse loro naturalmente un caso come questo: che uno fosse sciolto, costretto improvvisamente ad alzarsi, a girare attorno il capo, a camminare e levare lo
sguardo alla luce; e che così facendo provasse dolore e il barbaglio lo rendesse incapace di scorgere quegli oggetti di cui prima vedeva le ombre.(....)essendo i suoi occhi abbagliati,
non potrebbe vedere nemmeno una delle cose che ora sono dette vere. Non potrebbe,certo, rispose, almeno all'improvviso. Dovrebbe, credo, abituarvisi, se vuole vedere il
mondo superiore.(...)
Platone: Il Mito della Caverna, tratto Da “La Repubblica”, parla Socrate
Ha letto molti libri? Un certo numero. Prima, quando ero ancora giovane e non mi si stancavano gli occhi, divoravo ogni opera che mi capitava tra le mani. Tutti i libri parlano di santi? No. Nel mondo ci sono milioni e milioni di libri. Sono in tutte le lingue e toccano tutti i temi, compresi alcuni che dovrebbero essere vietati agli uomini. Antonio Josè Bolivar non capì quella censura, e rimase con gli occhi inchiodati sulle mani del frate, mani grassoccie, bianche, sulla copertina scura
"Volo! Zorba! So volare!" strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L'umano accarezzò il dorso del gatto. "Bene, gatto, ci siamo riusciti" disse sospirando.
"Sì, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante" miagolò Zorba.
"Ah sì? E cosa ha capito?"chiese l'umano.
"Che vola solo chi osa farlo" miagolò Zorba.
(Luis SEPULVEDA, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare)
Barbara
Grande Duilio, riesci sempre ad "arrivare" quando ne ho veramente bisogno, sembra quasi che senti quando è il momento giusto. Grazie per questo bellissimo lavoro mi sono commossa. Adesso invio l'indirizzo web a mia sorella, che ne farà sicuramente tesoro. A prestissimo
Un grazie di cuore a tutti coloro che stanno lasciando tracce di se...
Avverto stima personale, professionale, apprezzamento per il sito e i suoi contenuti.
Dalla profondità di alcune "tracce", si percepisce una vitalità di pensiero e riflessione che a sua volta, stimola un virtuoso dinamismo intellettuale.
Su quest'onda emotiva, mi viene naturale citare un grande Maestro del Pensiero, Edgar Morin: "è meglio una testa ben fatta, che una testa ben piena".
Grazie
non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto: credi nell'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto: ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto: senti la tristezza e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra: l'ombra e la luce ti diano gioia, le quattro stagioni ti diano gioia, ma soprattutto: a piene mani ti dia gioia l'uomo.
A Te, caro Maestro, che mi hai indicato il Posto delle Fragole,
osservatorio del mondo adulto per Guardare nuovi orizzonti
alla ricerca di un significato da dare al proprio esistere, per far sì
che non si arresti il libero flusso della vita, per far sì che gli
episodi tristi, i mali oscuri, possano essere trasformati.
E' proprio aggirandosi e rovistando nel labirinto dei nostri luoghi
danteschi che si trova la TRACCIA....per rimettere in movimento
il tempo immobilizzato dal disagio.
Si trasformano le antiche sofferenze, ci si sente liberi, senza mai
pero' presumere di aver raggiunto definitivamente la verita',
rimanendo invece aperti alla curiosita' del possibile...
Grazie MAESTRO
"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità." (A. Carrel - Riflessioni sulla condotta della vita -1953) Nobel Medicina 1912......stò imparando ad osservare, questo sito mi aiuta.....grazie! E in bocca al lupo!